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#STORIA

Da Cortina 1956 a Cortina 2026, settant’anni di perle e di successi

AUTORE

Danilo Di Tommaso

Direttore Responsabile Comunicazione e rapporti con i media del CONI

Membro del Comitato Media

Tutte le strade passano per Cortina. Dalla prima grande sfida dello sport italiano nel Dopoguerra all’ultima impresa “politica” del movimento sportivo tricolore.

Era il 27 aprile 1949 quando la sessione del Comitato Olimpico Internazionale (CIO), riunitasi a Roma, assegnò alla Regina delle Dolomiti i VII Giochi Invernali, preferendola di gran lunga (con trentuno voti su quarantuno) alle americane Lake Placid e Colorado Springs e alla canadese Montreal. L’Italia, appena uscita sconfitta dal secondo conflitto mondiale, riusciva ad alzare la testa a livello internazionale grazie allo sport. Tutto ciò poté accadere grazie all’abilità diplomatica dello storico Presidente Giulio Onesti e grazie alle felici intuizioni del conte Alberto Bonacossa, tennista, pattinatore e proprietario della “Gazzetta dello Sport”, all’epoca membro italiano del CIO, che, d’intesa con le autorità sportive del tempo, incoraggiò l’amministrazione comunale ampezzana a riproporre la propria candidatura per i Giochi Olimpici Invernali dopo averlo già fatto nel 1939 (Cortina vinse l’edizione del 1944 ma lo scoppio della guerra fece naufragare il progetto) e nel 1947 (sconfitta per due voti da Oslo).

"Cortina è stata dunque la prima città italiana a ospitare una rassegna a cinque cerchi."

Settant’anni dopo, il 24 giugno 2019, ancora una volta la sessione del CIO ha dato fiducia a Cortina e al Cadore, questa volta in un binomio vincente con Milano, e ha assegnato per la seconda volta i Giochi Invernali a Cortina. Primo record: nessuna città al mondo nel Dopoguerra ha ottenuto due assegnazioni con relativa votazione per le Olimpiadi Invernali (Innsbruck ne ha fatte due ma la seconda l’ha ottenuta a tavolino dopo il rifiuto della vincitrice Denver). Stavolta per battere la fortissima concorrenza di Stoccolma (quarantasette a trentaquattro risultato finale) c’è voluta tutta la tenacia, l’abnegazione, l’impegno di un altro Presidente del CONI, il “quasi cittadino” di Cortina, Giovanni Malagò, che alla guida di un team preparato, unito, coeso e diplomaticamente prestigioso ha portato a casa la quarta Olimpiade italiana, la terza invernale, la seconda a Cortina, la prima con un’accoppiata tra due città, fatto assolutamente inedito per la storia dei Giochi.

Cortina è stata dunque la prima città italiana a ospitare una rassegna a cinque cerchi. Il suo stadio è stato il primo a potersi fregiare del nome Olimpico (poi è accaduto anche a Roma nel 1960 e a Torino nel 2006). Ma Cortina può vantarsi di essere stata la prima in tante altre cose: la sua cerimonia d’apertura fu la prima a essere ripresa dalle telecamere della Rai, che aveva avviato le trasmissioni appena due anni prima. Ed è stata anche la prima dove una donna, Giuliana Minuzzo, ha letto il giuramento olimpico a nome di tutti gli atleti. Parità di genere ante litteram. Da Cortina 1956 a Cortina 2026, settant’anni di perle e di successi. Inchiniamoci davanti alla Regina!

Questo articolo è tratto da CORTINA 2021 Regina dello Sport
Il libro dei Mondiali di sci alpino di Cortina d’Ampezzo
Morellini Editore

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