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#AQUILAREALE

Aquila reale, cervi, volpi e stambecchi: l’arca del parco delle dolomiti

AUTORE

Beppe Boni

Editor de Il Resto del Carlino, Gruppo QN

Membro del Comitato Media

Il volo maestoso e regale incanta anche l’osservatore meno attento. Lei scende ad ali spiegate, poi accelera, vira lentamente e risale come se fosse la padrona del cielo sopra Cortina mentre con lo sguardo rapace scruta chissà dove. La vedi sullo sfondo delle Tofane, ogni tanto volteggia sfiorando le cime di Fanes e Lagazuoi, con un battito d’ala allunga il volo e scompare dietro i contrafforti di roccia.

È il simbolo del Parco delle Dolomiti d’Ampezzo. L’aquila reale è la regina di Cortina che tutti vorrebbero incontrare. Difficile, ma non impossibile. Da queste parti sono censite diverse coppie ma potrebbero essere tante di più, se pensiamo che sulle Alpi ne sono presenti quasi duecento. Il Parco e in genere tutti i dintorni in quota di Cortina sono un palcoscenico naturale che contempla la presenza di migliaia di animali selvatici, un patrimonio che la comunità ampezzana sa gestire in purezza mantenendolo in equilibrio fra l’oscillazione naturale della vita, il turismo di quota e la caccia. L’aquila è solo l’elemento più suggestivo di quest’area felice e incontaminata che ondeggia fra il manto candido invernale e l’esplosione di colori di mille fiori nelle altre stagioni, molti dei quali sbocciano e crescono in condizioni estreme. Se l’aquila fa alzare lo sguardo al cielo, c’è un piccolo fiore che guida lo sguardo verso terra. Come simbolo del Parco è stato scelto infatti il “Sempervivum dolomiticum”, pianta grassa dal colore rosso a forma di stella. Incornicia il territorio con disegni naturali che sembrano usciti dalla mano sapiente e istintiva di un artista senza volto e senza nome, ma dotato di grande talento.

"Servono volontà e rispetto, come quando si entra in casa d’altri."

Lassù dove l’aria è più leggera e il cuore si avvicina al cielo o nell’ombra dei boschi di conifere vive un variegato popolo di animali che si può ammirare solo avvicinandosi in punta di piedi. Servono volontà e rispetto, come quando si entra in casa d’altri. Si possono vedere da vicino nel loro habitat naturale stambecchi, caprioli, cervi dal palco gigantesco, mufloni maestosi e il camoscio, l’ungulato più rappresentativo e suggestivo delle Dolomiti ampezzane, capace di balzi improvvisi su inclinazioni da capogiro, lassù dove la vegetazione si dirada e la roccia si impossessa della montagna. Tra gli abitanti più difficili da scorgere ci sono anche la volpe rossa, la donnola, l’ermellino, la martora. Sono sfuggenti e silenziosi. Più facile l’incontro con istrici, tassi, faine, scoiattoli in gran quantità, senza dimenticare la nutrita popolazione di marmotte. Sentirete il fischio lungo e sibilante di queste ultime quando avvertono un possibile pericolo e danno l’allarme alla comunità. Poi ci sono il gufo reale, la civetta, il falco, cugino nobile dell’aquila reale. Le foreste ombrose e centenarie, ricche di sottobosco dove gli arbusti rubano terreno agli alberi di alto fusto, sono il regno del gallo forcello, che si distingue dall’altro abitante di questa casa naturale, il gallo cedrone, per le dimensioni più ridotte e la caratteristica forma a lira della coda. L’avifauna da queste parti vanta una varietà che il turista difficilmente immagina. Nel verde di Cortina vola anche il picchio muraiolo, volteggia nelle stagioni calde la rondine montana, si nasconde nella neve candida come lei la pernice bianca, simile per molti aspetti a quella artica. A questi si aggiungono decine di uccelli che nidificano nei boschi come il gipeto, la civetta nana, la civetta capogrosso, il fringuello alpino, il corvo imperiale, il culbianco. L’occhio attento sa comprendere la bellezza di questi uccelli e il turista appassionato a volte riesce a catturarli con un clic della macchina fotografica.

Fra i piccoli animali che popolano le cime ampezzane c’è anche un campione di mimetismo. È piccola e veloce, cugina della sua omologa di pianura. Dove gli alberi lasciano il posto a pascoli erbosi e zone rocciose vive la lepre variabile che anche d’inverno, con il suo mantello bianco, riesce a trovare cibo scavando enormi buche nella neve. Nei mesi freddi con il suo manto candido è praticamente invisibile.
L’area del parco e tutta la zona intorno a Cortina evidentemente è un esempio di conservazione dell’ambiente naturale di grande pregio perché la popolazione di animali selvatici prospera e cresce di numero con grande vitalità. Un segnale evidente ed entusiasmante è anche la ricomparsa di alcune specie che si ritenevano ormai lontani da questi territori.
Tre grandi mammiferi sono tornati sul suolo dolomitico: l’orso bruno, la lince europea e lo sciacallo dorato che da diversi anni erano scomparsi dalle Alpi orientali. Questi animali sono stati più volte avvistati nella conca ampezzana, ma non con una regolarità di comportamento che possa certificare, per ora, una presenza duratura e stanziale. Eppure ci sono, anche se quasi invisibili. Vanno e vengono, segno che gradiscono l’habitat. L’orso, che in Trentino-Alto Adige dove la popolazione è più nutrita ha creato qualche apprensione, nella conca ampezzana invece si muove con una presenza discreta senza (per ora) creare problemi. In questo scenario naturale di paesaggi emozionanti e animali che li popolano viene quasi istintivo coniare un motto: Cortina, grande natura, non solo sci.

Questo articolo è tratto da CORTINA 2021 Regina dello Sport
Il libro dei Mondiali di sci alpino di Cortina d’Ampezzo
Morellini Editore

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