Stiamo assistendo all’estinzione dei giornalisti in carne ed ossa? Non ancora: solo gli esseri umani possono esprimere un sistema di valori etici e deontologici e fornire un contesto alla notizia. L’intelligenza artificiale non è abbastanza “intelligente” per questo.
Ma questa tecnologia mette a rischio la tenuta democratica della società: l’intelligenza artificiale non persegue un interesse pubblico, ma privato. Vende prodotti, o fa degli stessi utenti il prodotto finale. Ed è in grado di generare false notizie in modo sofisticato, orientando il dibattito. Inoltre ogni artefatto tecnologico è un dispositivo di potere, e il machine learning concentra questo potere in poche mani.

Per correre ai ripari occorre che il mondo del giornalismo si assuma la responsabilità di assumere il controllo, padroneggiare gli strumenti tecnologici, discutere pubblicamente di questi temi. Facendo della formazione l’elemento strategico per difendere la propria professionalità e la stessa democrazia. Bisogna intervenire, anche in ambito legislativo europeo, per garantire la libertà di espressione, ma parallelamente anche il diritto a non essere disinformati. I giornalisti hanno un ruolo determinante nell’arginare l’infodemia e le sue derive.