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#LETTERATURA

Le Dolomiti di Buzzati

AUTORE

Massimo Sideri

Coordinatore del Corriere Innovazione
Membro del Comitato Media

Nel libro Il deserto dei Tartari il sottotenente Giovanni Drogo attende un permesso per rivedere la sua città ma, una volta tornato, scopre che quel suo mondo non esiste più. Se la Fortezza Bastiani era, per stessa ammissione dell’autore, il “Corriere della Sera” degli anni Trenta, con i suoi rituali inscalfibili, l’attesa dello scoop e della firma del sacro elzeviro contrapposti alla noiosa routine notturna della vita di redazione a Milano, la città in cui Drogo torna senza ritrovarsi non è la natale Belluno di Buzzati. Ne è, semmai, l’antitesi. Il Buzzati milanese difenderà sempre dentro di sé il Buzzati bellunese.

Per tutta la vita, come ricordava lo storico giornalista del “Corriere” e maestro della Terza pagina Giulio Nascimbeni, Buzzati manterrà una “vaga cantilena veneta” nella sua voce. E per tutta la vita amerà tornare nelle sue Dolomiti dove ancora oggi resiste, immersa nel verde e a poche centinaia di metri dalla rocca di Belluno, Villa Buzzati, nei pressi di Anconetta. Sebbene lo scrittore avesse frequentato sin da giovane Milano (il padre era stato un docente della neonata Università Bocconi) è nel bellunese che si può ancora oggi scorgere la materia prima dei suoi romanzi di esordio, Bàrnabo delle montagne e Il segreto del Bosco Vecchio.

"Quasi ogni pietra che si incontra inforcando uno zaino sulle spalle e seguendo vecchi sentieri millenari sembra orgogliosa del suo passaggio..."

Sono le Dolomiti il seme di quella natura fantastica che sarà l’ingrediente genetico e l’origine del successo di tutta la sua produzione in prosa. Solo qui, scrisse lo stesso Buzzati, si può immaginare di essere ancora in un passato magico, mai realmente esistito, nonostante l’eco del progresso arrivi soffusa con il rumore lontano di una motoretta: “Alla sera, specialmente d’autunno, si formano sopra il col Visentin delle nuvole di favolosa bellezza (…). La loro materia non è quella grossolana delle nuvole oceaniche, bensì fine, densa, quasi carnale. I loro golfi lividi e violacei ripetono, ingigantendole, le fantastiche prospettive delle montagne che si innalzano di sotto tutt’intorno”. Sono parole d’amore. Lo stesso amore che Buzzati eserciterà per tutta la vita nelle sue passeggiate di montagna, magari fumando una di quelle pipe a cui dedicò anche un pamphlet con il cognato Eppe Ramazzotti: Il libro delle pipe.

Ancora oggi, nonostante quel progresso sia giunto ormai da tempo con l’autostrada Venezia-Belluno, e quel sentore di passato si sia rarefatto, ogni percorso sembra parlare di Dino Buzzati. Quasi ogni pietra che si incontra inforcando uno zaino sulle spalle e seguendo vecchi sentieri millenari sembra orgogliosa del suo passaggio, come un Garibaldi veneto che ha difeso la bellezza della “porta delle Dolomiti”, dove troppo spesso si passa accelerando senza rendersi conto di quanto si stia lasciando: “È stata questa faccenda delle Dolomiti e di Cortina a tenere in eclisse il bellunese. Immaginate, per fare un esempio calzantissimo, che nella casa abitata da Marilina Monroe ci stia un’altra magnifica ragazza, non spettacolosa proprio come Marilina ma anche lei coi suoi meriti, e sotto certi aspetti, anzi, forse più schietta e perfino più interessante. Ma chi se ne occupa? Chi la conosce? Per il pubblico quella è la casa della Marilina. E basta”.
Insomma, mentre andate a trovare Marilina, fermatevi anche a trovare la sua amica: merita.

Questo articolo è tratto da CORTINA 2021 Regina dello Sport
Il libro dei Mondiali di sci alpino di Cortina d’Ampezzo
Morellini Editore

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