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#EDOARDOBOTTACIN

Nessun magico elisir: la sostenibilità è una questione reale. E culturale

AUTORE

Edoardo Bottacin

Edoardo Bottacin, trevigiano, 25 anni, è tra i più giovani e promettenti direttori artistici d’Italia. Diplomato in Organo e composizione organistica al Conservatorio Benedetto Marcello di Venezia, due lauree in Economia aziendale e in EGArt all’Università Ca’ Foscari, un Master in Performing Arts Management del Teatro alla Scala e del Mip-Politecnico di Milano. È il direttore artistico della rassegna CortinAteatro insieme a Michela Manaigo, oltre a lavorare nell’ufficio di produzione e segreteria artistica de La Toscanini di Parma.

Nel 2018 hai fondato Musincantus, gestendo per la Città di Treviso la direzione artistica del rinato Autunno Musicale. Dal 2019 il Comune di Cortina d’Ampezzo ti ha affidato la direzione generale e artistica per la creazione di un progetto multidisciplinare tra lirica, concertistica, teatro e danza: CortinAteatro. Come nasce l’idea di portare spettacoli in quota?

Trovo poco utili eventi mastodontici che invadono la montagna: oggi più che mai è necessario rendersi conto che la bellezza esiste già, è immanente, a noi spetta solo scovarla e ammirarla. Possibilmente in piccoli gruppi per volta, a mio avviso, per un’esperienza più intima. La formula perfetta? Micro appuntamenti in una stagione diffusa. Lo sviluppo culturale del territorio dovrebbe puntare alla creazione di emozioni di qualità.

La sostenibilità è una causa o un effetto negli eventi musicali?

Nel nostro caso la sostenibilità è stata la conseguenza naturale della scelta della nostra programmazione, più che una ricerca. Quando io e la mia collega Michela Manaigo abbiamo immaginato la stagione di CortinAteatro, il primo pensiero è stato di valorizzare il territorio che la ospita: era necessaria un’identità specifica, una non-replicabilità al di fuori di Cortina. L’idea di partenza è stato il dialogo con la realtà ampezzana: ecco perché abbiamo fortemente voluto eventi come le albe e i tramonti musicali in quota, sul Faloria e sulle Tofane, lo spettacolo di circoalpinismo alle 5 Torri, ma anche le passeggiate nei boschi coi più piccoli e l’ambientazione ampezzana de “L’elisir d’amore” andato in scena questa estate.

Il comune denominatore a molti degli spettacoli in quota è stato proprio l’approccio sostenibile e rispettoso del delicato contesto dolomitico.

Basti pensare ai più recenti: sia il “Concerto all’alba” sia “Audi Silent Concert | The Sound of Progress” hanno sfruttato esclusivamente l’illuminazione naturale, senza l’aggiunta di luci artificiali, e anche sul fronte dell’acustica è stato garantito il minimo impatto sfruttando l’amplificazione naturale nel primo appuntamento e le cuffie individuali nel secondo, esempio di integrazione perfettamente riuscita tra ambiente e tecnologia.

Una sostenibilità, insomma, che passa necessariamente attraverso l’integrazione con dinamiche territoriali, spesso molto fragili.

Non ci interessa sventolare la bandiera della sostenibilità, ma agire concretamente. Allo stesso modo non ci interessa solo intrattenere, ma anche arricchire gli spettatori. Dietro ad ogni esperienza vorrei fosse presente un intenso processo cognitivo e di sviluppo personale, oltre che di mero divertimento.

Potremmo definirla una “sostenibilità culturale”.

Esatto. Quello che vorremmo promuovere è la creazione di una comunità intorno allo spettacolo a partire da un’esperienza che possa essere un valore aggiunto per il territorio. Un esempio sono state le nostre Passeggiate musicali in collaborazione con le Guide Alpine e le Regole d’Ampezzo: durante il percorso all’interno del Parco Naturale, i più piccoli hanno potuto incontrare in diversi punti gli strumentisti dell’orchestra che hanno suonato le avventure di Hänsel e Gretel, e Pierino e il Lupo, immersi nella magia del bosco. I ragazzi che hanno partecipato non hanno fatto solo esperienza della musica e delle fiabe, ma anche dei valori della natura e dell’educazione a essa.

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