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#LUCADAPOZ

La sostenibilità delle guide alpine

AUTORE

Luca Dapoz

Chi cerca Luca Dapoz lo trova qui, tra le sue montagne. Figlio di rifugisti, Guida alpina dal 1985, presidente del gruppo locale delle Guide Alpine da 11 anni, maestro di sci – e membro degli “Scoiattoli” con i quali ha partecipato a spedizioni himalayane – è a casa sua tra le vette delle Dolomiti. Rappresenta un punto di riferimento solido come le rocce tra cui è cresciuto.

"Le guide alpine fanno da ponte, sono mediatori, e permettono a tante persone di accostarsi a questi panorami con la giusta mentalità."

Come la conoscenza della montagna ci può guidare verso una maggiore sensibilità ambientale? E qual è il ruolo delle guide in questo contesto?Per andare in montagna bisogna conoscerla. Essere attenti, preparati e attrezzati, innanzitutto per una questione di sicurezza. Penso che frequentando i sentieri, i boschi e tutto ciò che offre, come esperienza, questo territorio, non può fare a meno di amarlo e volerlo proteggere. Si crea un coinvolgimento particolare, che ci spinge a difendere la montagna. Le guide alpine fanno da ponte, sono mediatori, e permettono a tante persone di accostarsi a questi panorami con la giusta mentalità. Ogni giorno portiamo i clienti sui sentieri, sugli sci in fuoripista, sulle ferrate e sulle vette, e facendolo svolgiamo un’opera di informazione ed educazione ambientale. Ecco perché dedichiamo varie attività ai bambini, sia di Cortina che turisti, insegnando loro ad arrampicare, camminare, e mantenere un comportamento corretto.

Cos’è la sostenibilità per una guida alpina?
Il rispetto delle regole. Lo spettacolo che abbiamo di fronte ci insegna l’umiltà, e ci spinge a fare del nostro meglio. Non lasciamo tracce del nostro passaggio, riportiamo a casa i rifiuti, non raccogliamo i fiori, non accendiamo fuochi, siamo silenziosi. Anche nella creazione di esperienze e pacchetti facciamo in modo di ridurre al massimo l’impatto umano. Ad esempio, quando si predispone una ferrata, si fa in modo di incidere il meno possibile sull’assetto ambientale. È una mentalità che portiamo avanti da sempre, ben prima che esistesse la parola sostenibilità.

Come le Guide Alpine sostengono l’economia di montagna?
Il turista vive un’esperienza che include tanti aspetti, e noi facciamo da tramite: durante il trekking si fa sosta in rifugio, si sale sugli impianti, si noleggiano le bike. Apparteniamo a una comunità, anzi, un ecosistema, è tutto legato: Guide, albergatori, rifugisti, noleggiatori, impiantisti, ristoratori e così via. Lavoriamo insieme.

Quali sono le caratteristiche interessanti del territorio di Cortina, per i visitatori?
È davvero un luogo adatto a tutti, dagli scalatori più esperti alle famiglie. In uno spazio limitato troviamo percorsi e attività molto varie, e possiamo creare percorsi versatili, legati ad esempio all’alpinismo, alla Grande Guerra, al trekking, al foliage. Essendo stati tra i primi a “inventare” questo tipo di turismo, abbiamo sviluppato una cultura dell’accoglienza fortemente legata a tutto ciò che è montagna.

Un obiettivo per il prossimo futuro?
Destagionalizzare. Non tutti sanno che all’inizio, a fine Ottocento, la stagione dominante era l’estate: le Dolomiti attiravano i primi scalatori, soprattutto inglesi, affascinati da queste formazioni rocciose così particolari. Lo sci è arrivato dopo. Puntiamo a fare conoscere anche le stagioni intermedie, che hanno molto da offrire. Per ora sono soprattutto gli stranieri ad avere compreso il potenziale di autunno e primavera. Lo abbiamo notato anche dopo i due anni di pausa dettati dalla pandemia: stanno tornando sempre più numerosi, e apprezzano molto il turismo fuori stagione. Anche questa è sostenibilità – ambientale, economica e sociale: invece che affollare i mesi estivi e invernali possiamo scoprire una montagna differente, ma altrettanto bella, e sostenere chi vive qui tutto l’anno.

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