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#EREDITA’

Cortina 2026: il sogno continua

AUTORE

Andrea Monti

Capo Comunicazione della Fondazione Milano Cortina 2026

Membro del Comitato Media

Cortina, per noi che veniamo dalla pianura, è un lampo di bellezza, il premio della salita. In questi tempi grami, il viaggio diventa una metafora di ciò che vorremmo accadesse: lasci alle spalle la nebbia chimica che avvolge anime e destini e, alla fine del tunnel, ti appare un diamante d’aria pura che ha i riflessi turchesi del cielo e quelli sanguigni della dolomia.

Ho tra le mani una foto di tanti anni fa, quando il mondo era ancora in bianco e nero, ma l’effetto è lo stesso: mia madre e mia zia pattinano mano nella mano, sorridono aggraziate, leggere, sospese sul ghiaccio e nel tempo. Cortina, per tanti che la amano, è un gomitolo di stagioni, emozioni, ricordi, speranze che intrecciano passato e futuro: dà l’impressione di essere lì da sempre e per questo non finisce mai.
Le succede anche nello sport di cui – con le sue piste e le sue pareti – fa la storia da quando l’umanità ha scoperto che in montagna, oltre a faticare, ci si può divertire assai. Nel febbraio 2021, una tormentata, attesissima edizione dei Campionati del Mondo di sci alpino apre un quinquennio di straordinaria importanza: nel 2026 la fiamma Olimpica e Paralimpica tornerà a illuminare la conca ampezzana. Insieme a Milano, Cortina sarà il cardine di un evento globale con tre miliardi di spettatori che rappresenta un’ulteriore occasione di ripartenza per l’intero Paese. La possibilità di coniugare valori e valore. Cortina, Italia. Non nel 2026, ma a cominciare da subito.

"L’obiettivo finale è lasciare ai territori un’eredità durevole in termini di strutture e di conoscenze."

Perché non si tratta solo di scrivere un nuovo capitolo nell’epica degli sport invernali, che in fondo è la specialità della casa. La sfida stavolta è ancor più alta e complessa. Per tutti. I Giochi di Milano-Cortina sono i primi che il CIO impone di organizzare rispettando la “New Norm”, un complesso di regole che puntano a rendere le Olimpiadi – troppo spesso occasione di sperperi, dissesti economici ed eredità sgradite –completamente sostenibili dal punto di vista economico e ambientale. La parola d’ordine è The Games pay for the Games: la macchina sportiva dei Giochi non deve pesare sulle tasche dei cittadini. E dev’essere assolutamente rispettosa del palcoscenico unico al mondo su cui va in scena. La consapevolezza delle responsabilità e del dibattito culturale e politico che coinvolge la tutela dell’ambiente dolomitico dovrà accompagnare ogni passo del comitato organizzatore. Questa sarà l’Olimpiade delle Terre Alte: la responsabilità ambientale non è un elemento o un corollario del progetto. Costituisce l’essenza stessa della visione e della narrazione che stiamo costruendo. L’impronta che lascerà dev’essere leggera ed evocativa, come la traccia di uno sci nella neve fresca. Un impegno trasparente, visibile, misurabile, riscontrabile nei fatti giorno dopo giorno. Non è una promessa, ne abbiamo sentite troppe: è la premessa di tutto.

Ciò che consegue, tuttavia, è un esercizio di equilibrio e saggezza altrettanto delicato, perché riguarda la sostenibilità economica e sociale del progetto. Secondo i calcoli di Bocconi e ca’ Foscari, i Giochi potrebbero avere sui territori un impatto economico positivo per oltre quattro miliardi di euro (uno e mezzo per Veneto e Trentino-Alto Adige) con un valore aggiunto di circa due miliardi e trentaseimila nuovi posti di lavoro. A sostenere il miliardo e mezzo circa di costi operativi – quindi al netto delle infrastrutture – sarà un ente privato, la Fondazione Milano Cortina 2026, attraverso gli sponsor italiani, i diritti televisivi e di marketing garantiti dal CIO, la vendita dei biglietti. A ciò si aggiungerà, nei prossimi cinque anni, un ampio palinsesto di eventi capaci di generare risorse creando allo stesso tempo nuove consapevolezze in tema di ambiente e di cultura sportiva. L’obiettivo finale è lasciare ai territori un’eredità durevole in termini di strutture e di conoscenze.
Proprio qui si colloca la grande scommessa evocata da Alessandro Russello nella bella analisi che compare in questo volume: il futuro di Cortina Capitale della Montagna. Un luogo di turismo consapevole, modernamente connesso con il mondo, ma anche un centro capace di produrre idee, contenuti e progetti legati alla propria identità, all’ambiente alpino e al lavoro delle sue genti. Se l’Olimpiade sarà capace di generare la cultura, anche scientifica e gestionale, indispensabile per realizzare questo disegno, avrà vinto la sua medaglia più preziosa.
Dipende da noi, che a Cortina veniamo per respirare. Dipende da voi, che la respirate ogni giorno. Dipende da tutti, dal Paese intero. Se l’obiettivo è far innamorare il mondo, bisogna cominciare subito a lavorare per sorprenderlo. Non sarà solo l’Italia che tutti conoscono, abbondante di creatività e calore, ma l’Italia che non si aspettano: quella capace di produrre un evento planetario in modo puntuale, sostenibile, innovativo. In una parola, impeccabile. certo, è una scalata ardita. Ma non c’è luogo migliore di Cortina per attaccare la vetta.

Questo articolo è tratto da CORTINA 2021 Regina dello Sport
Il libro dei Mondiali di sci alpino di Cortina d’Ampezzo
Morellini Editore

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